Il “Novellino” é la più importante delle raccolte novellistiche scritta prima del Decamerone; essa viene attribuita ad un Anonimo del XIII, forse Brunetto Latini oppure Andrea Lancia, o forse Francesco da Barberino…non si sa. Il Novellino venne scritto “acciò che li nobili et gentili sono nel parlare et ne l’opere molte volte quasi come uno specchio alli minori, acciò ch’è loro parlare più gradito. perciò ne escie di più delicato stormento facciamo qui memoria d’alquni fiori, di belle cortesie, di belli risponsi, di belle valentrie, di belli doni et di belli amori, secondo che per lo tempo passato hanno fatto giaie molti…”. Insomma un bel novellare per uomini di corte, per i bei costumi e le usanze cortesi, cose che anche oggi non guasterebbero. Anzi!
Ecco la breve novella.
Fue una buona femina ch’avea fatta una sua fine crostata d’anguille et aveala messa nella màdia. Poco stante, vide entrare un topo per la finestrella, che traeva all’olore. Quella corse, e allettò la gatta, e misela nella madia perchè vi pigliasse entro, e turò la finestrella. Il topo si nascose tra la farina, e la gatta si mangiòe la crostata; e quand’ella aperse la màdia, il topo ne saltò fuori, e la gatta, perchè satolla, nol prese.